Lettera per l'Avvento 2020
L’Avvento giunge per preparare il cuore e la vita ad accogliere la Buona Notizia: «un bambino adagiato in una mangiatoia» (Lc 2, 12), «un solo pane» (Mc 8, 14) sulla barca della nostra vita!
Questo tempo provato e sospeso è avvento e - stupiti – scopriamo che il cammino che ci attende ci porta a contemplare quel bambino che è il Signore
Gesù, un solo Pane!
Era la primavera del 2019 quando risuonavano nel tempo santo e fecondo della Missione popolare le parole dell’Apocalisse: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20), parole rivolte alla comunità di Laodicea, che viveva una fase di stanchezza perché riteneva acquisita una volta per sempre la fede. Proprio per questo le viene rivolto l’appello tenero e pressante del Signore, lo stesso rivolto alla nostra comunità di Villa Adriana.
Sto alla porta diventa in questo tempo di pandemia, che ci costringe a stare, una feconda provocazione. Stare attenti, stare a casa, stare in quarantena, e più dolorosamente stare perché malati: al movimentato scorrere del nostro tempo è succeduto un faticoso stare, che diventa però una grande opportunità e una sfida per ri-prenderci la vita.
Sto alla porta esprime infatti una dimensione della vita cristiana decisiva nel nostro cammino: la dimensione contemplativa della vita, come amava chiamarla il card. Carlo Maria Martini. Prima di ogni altra parola o gesto, azione e opera, prima ancora della nostra vigile attesa, c’è Colui che viene e che sta costantemente dentro la trama dei giorni e che il credente attende con cuore vigile e in atteggiamento contemplativo per scoprirlo presente.
Atteggiamento contemplativo per il credente significa ascolto e preghiera, significa riconoscere il primato di Dio e del suo dono, significa ri-accorgersi del
fratello e della sorella, del diverso da me.
Atteggiamento contemplativo significa ri-appropriarsi della solitudine come valore contro ogni isolamento personale e sociale: il necessario distanziamento fisico è una possibilità per ri-scoprire una comunione nuova e più feconda. La solitudine è caratterizzata dal silenzio fiducioso, l’isolamento dal rumore che nasconde la paura! Stile contemplativo e vigilanza sono accomunati dal silenzio, poiché solo nel silenzio ci si può accorgere di Colui che sta alla porta e bussa. Ed anche il silenzio è realtà a cui oggi siamo costretti: il silenzio della stanza della quarantena, della notte senza più rumore e sballo! Opportunità e non costrizione è questo silenzio che ci è ri-consegnato come tempo di deserto propizio per noi che andavamo e venivamo senza più neanche il tempo di mangiare (cfr. Mc 6, 31)!
Vigilare, per il credente, non è semplice attesa di eventi magari catastrofici: è attesa di Qualcuno. Vigilano le dieci vergini in attesa dello Sposo (cfr. Mt 25, 1-13); vigilano i servi in attesa del padrone e per sventare l’arrivo del ladro (cfr. Lc 12, 27-39); vigila l’amico con l’orecchio teso a cogliere il segno di colui che sta alla porta e bussa (cfr. Lc 11, 5-8, Ap 3, 20).
Vigiliamo perché la nostra vita attende il Signore, perché Dio ha riempito con la sua parola il vuoto che ci spaventa e che tentiamo di colmare mediante il rumore. Atteggiamento contemplativo significa ri-scoprire che l’incontro è convivialità. Stare in casa ci ha fatto ri-scoprire la bellezza di stare insieme, di mangiare insieme, di parlare insieme, di giocare insieme non senza la fatica di cambiare la nostra vita così spesso individualista ed egoista, virtuale e da fast food! Non è forse questa una grande opportunità per le nostre famiglie?
E per la Comunità cristiana? Di più! La pandemia ha messo a nudo l’autoreferenzialità delle “nostre” strategie e dei progetti per i quali ci affaticavamo invano (cfr. Sl 126, 1) e ha ri-consegnato alla Chiesa l’essenziale: l’essere radunati per condividere il pane della Parola e dell’Eucaristia nel Giorno del Signore e vivere ogni giorno di questo pane! «Non avevano con sé sulla barca che un solo pane» (Mc 8, 14), ricorda l’evangelista Marco alla chiesa e questo basta per vivere umanamente. Ma quanta fatica a credere, ed è sempre Marco a rammentarcelo: «non avevano compreso il fatto dei pani» (Mc 6, 52), come ascolteremo nel prossimo appuntamento di Lettura e Preghiera della Parola, venerdì 11 dicembre alle ore 19.00.
Siamo così svegli da raccogliere in questo Avvento la sfida della contemplazione?
La grazia di imparare a stare nell’ascolto di Lui e del prossimo che stanno alla porta, nella condivisione del pane in parrocchia e in famiglia e in tutte le relazioni. Quel Bambino che adageremo sulla mangiatoia e contempleremo (cfr. Lc 2, 15. 17. 20) è il solo Pane (cfr. Mc 8, 14) che nutre e sazia la vita rendendola umana!
Siamo così umili da intuire che «peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla»? (Papa Francesco, Omelia di Pentecoste, 31 maggio 2020).
A tutti l’augurio di imparare a stare e stare tutti insieme ricordando il tradizionale appuntamento di famiglia, che caratterizza per la nostra Comunità, gli inizi dell’Avvento e di un nuovo anno liturgico: l’anniversario della Dedicazione della nostra chiesa parrocchiale di Gesù Salvatore che quest’anno vivremo venerdì 4 dicembre alle ore 18 convocati per la Celebrazione vigiliare dell’Eucaristia e della Cresima di cinque adulti presieduta dal Vescovo Mauro.
Buon cammino.